Una Fregatura: Ong in lotta contro le azioni del governo.

L’Italia è un Paese sovrano con un sistema normativo strutturato che ha tutto il diritto di far rispettare. I confini italiani, come per tutti gli altri Paesi, sono inviolabili. Ad ogni modo, i confini meridionali dell’Italia coincidono con quelli dell’Unione Europea, eppure alcuni Stati limitrofi al nostro fanno di tutto per chiudere i propri confini (come la Francia con Ventimiglia), ma pretendono che l’Italia mantenga i suoi aperti.

Per porre rimedio a questo, il governo italiano ha varato un decreto sicurezza entrato in vigore dal 3 gennaio di quest’anno, con lo scopo di riaffermare le leggi del Paese e imporre regole che tutti devono rispettare. In questa situazione le Ong si trovano in una posizione difficile: hanno interesse a operare nel nostro territorio, ma devono sottostare alle regole italiane.

Molti anni di governi di sinistra hanno dato l’illusione alle organizzazioni non governative che non ci fossero regole da rispettare in Italia, ma ora è arrivato il momento di fare i conti con la realtà. Se l’Italia diventa impraticabile c’è sempre la possibilità di andare altrove: basterebbe ricordare che anche se c’è stata forte contestazione da parte delle Ong straniere, hanno comunque raggiunto porti come Ravenna, Livorno e Ancona, a distanze ben maggiori rispetto a quelle della Corsica, Malta, Tunisia o Albania.

Tutte le navi della flotta civile gestite dalla spagnola Salvamento Maritimo Humanitario battenti bandiera spagnola si stanno lamentando a causa del decreto sicurezza varato in Italia. Tuttavia nessuno obbliga le Ong ad entrare in Italia; Isabel Eguiguren, collaboratore della Ong Aita Mari ha dichiarato che “recentemente è stata posta un’altra trappola: prima facevamo scalo in Sicilia ora nei porti continentali; cosa che ci costringerà a spendere più tempo per raggiungere il porto”. Se fossero andati verso Malta o Tunisia non sarebbe stato necessario impiegare così tanto tempo per arrivare al porto più vicino.

Antonio Baldelli, deputato e responsabile regionale del dipartimento sicurezza di Fratelli d’Italia si chiede per quale motivo le Ong non si siano dirette verso porti più vicini come quelli della Tunisia o Malta e non abbiano chiesto loro protezione politica ed economica al Parlamento basco. Un interrogativo a cui purtroppo non avremmo risposta.


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