“Sentenza Cassazione: Il tentativo di minaccia da parte di Cosa Nostra allo Stato”

La Cassazione ha emanato una sentenza definitiva nel processo riguardante la Trattativa Stato-mafia, affermando che i vertici di Cosa Nostra cercarono di condizionare il Governo Italiano con minacce. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato che questa minaccia fu solo tentata e non eseguita, confermando la responsabilità degli imputati nel tentativo di minacciare il Governo della Repubblica Italiana. Inoltre, la sentenza ha dichiarato la prescrizione dei reati commessi da Leoluca Bagarella e Antonino Cinà nella minaccia ai danni dei Governi di Ciampi e Amato.

La riqualificazione del reato nella forma tentata ha portato all’annullamento della sentenza contro Bagarella e Cinà, ma anche alla negazione di ogni ipotesi di concorso nel reato tentato di minaccia a corpo politico contro gli ufficiali del RoS, Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, confermando l’estraneità di Marcello Dell’Utri al reato che lo accusava di minacciare il Governo Berlusconi.

La decisione della Cassazione rappresenta la conclusione di un processo molto controverso sul coinvolgimento della mafia nella politica italiana, ma non risolve le questioni di fondo riguardanti il rapporto tra la mafia e lo Stato, e sui suoi effetti sulla società italiana. La verità sulla Trattativa Stato-mafia è stata cercata per molte decadi, e la sentenza della Cassazione rappresenta uno dei tanti capitoli di questa lunga storia.

Tuttavia, ci sono ancora molte domande aperte sul ruolo delle istituzioni durante quel periodo, e sulla possibilità che alcune delle richieste della mafia siano state concesse in cambio dell’abolizione delle stragi. Pertanto, nonostante la sentenza della Cassazione, la vicenda giudiziaria non risolve le questioni di fondo che sono emerse a seguito della Trattativa Stato-mafia. La società italiana deve affrontare queste sfide in modo efficace e costruttivo, al fine di rafforzare la sua democrazia e il suo stato di diritto.


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