Processo chiesto per Massimino, nipote e tre uomini di fiducia: droga, armi e racket.

La procura di Agrigento ha avanzato richiesta di processo per il boss Antonio Massimino, suo nipote Gerlando e tre uomini di fiducia, accusati di gestire un vasto traffico di droga e armi. L’udienza preliminare è stata fissata per il primo febbraio davanti al giudice Iacopo Mazzullo.

Un’indagine avviata il 5 febbraio 2019 ha portato all’arresto dei due Massimino mentre seppellivano un arsenale vicino alla villa del capomafia. Successivamente, sono emerse prove inconfutabili che li collegano a un grande traffico di droga, che include hashish, marijuana e cocaina. Sono disponibili registrazioni clandestine dei carabinieri e intercettazioni telefoniche che hanno permesso di individuare una rete di spaccio gestita dai soggetti investigati.

Nel contesto di questo traffico di droga, solo Gerlando Massimino è accusato di aver trasferito 40 panetti di hashish e 200 grammi di marijuana a due persone. Gli altri imputati sembrano aver gestito un deposito utilizzato come centro di taglio e confezionamento della cocaina, pronta per essere venduta a prezzi elevati. Inoltre, sia Antonio Massimino che Gerlando avrebbero organizzato il trasporto di 125 grammi di cocaina, commissionandolo al pizzaiolo Marco Caruana.

Secondo il pubblico ministero, Caruana e Gerlando Massimino avrebbero trasportato la droga dalla centrale di smercio alla villa del boss. Inoltre, Miccichè viene accusato di detenere illegalmente un arsenale composto da tre pistole clandestine e tre penne pistola, che sarebbero state utilizzate per estorcere denaro. Antonio Massimino e Miccichè sono anche imputati di estorsione nei confronti di un debitore del boss, minacciandolo di morte se non avesse pagato 400 euro.

Un racket criminale scoperto dalle indagini

Le indagini dei carabinieri hanno permesso di smantellare un pericoloso e organizzato racket criminale guidato da Antonio Massimino e supportato dai suoi stretti collaboratori. Questo giro di droga e armi avrebbe portato notevoli proventi alla mafia locale, mettendo a rischio la sicurezza e l’ordine pubblico nella regione.

Grazie alle prove raccolte dalle forze dell’ordine, la procura ha chiesto il processo per tutti gli imputati, con l’obiettivo di far emergere la verità e ottenere una condanna esemplare. Il rinvio a giudizio rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata, dimostrando che nessuno è al di sopra della legge.

Le udienze processuali, che inizieranno il prossimo febbraio, saranno cruciali per stabilire la colpevolezza degli imputati e per fare emergere il ruolo che ciascuno di loro avrebbe avuto all’interno di questo pericoloso racket criminale. La società si aspetta che la giustizia sia fatta e che i colpevoli siano puniti con la massima severità.

Questo processo rappresenta un ulteriore passo nella lotta contro la mafia e tutte le forme di criminalità organizzata. È un segnale importante che dimostra la determinazione delle autorità nel contrastare il fenomeno e garantire la sicurezza dei cittadini. Solo attraverso una collaborazione costante tra forze dell’ordine, magistratura e società civile sarà possibile debellare definitivamente il crimine organizzato e ripristinare la legalità.


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