Riapertura dopo 27 anni: “Colui che usava il trapano è l’assassino?”.

Un trapano insanguinato, un cadavere massacrato di colpi e tre suicidi a distanza di 27 anni. La Procura di Genova ha riaperto il caso dell’omicidio di Maria Luigia Borrelli, infermiera di 42 anni uccisa nel 1995 in un basso utilizzato per prostituirsi. A riaprire il fascicolo il ricordo di una donna allora bambina, figlia di un’amica e collega della vittima. Il 5 settembre del 1995 Luigia affitta una camera al 64 di Vico degli Indoratori ad un’ex prostituta, Adriana. La mattina del 6 settembre la proprietaria del basso trova Maria riversa a terra con un trapano verde conficcato nella gola. Era stato lasciato da Ottavio Salis, muratore che stava ristrutturando il monolocale. Sul luogo del crimine la pm Patrizia Petruzziello trova 12 colpi inferti su organi vitali quando la poveretta era già morta.

Il primo sospettato ha segni sulle braccia ed ecchimosi, ma la sua versione non convince e così viene convocato in Procura per un secondo interrogatorio: nel marzo del 1996 Salis si getta da un cavalcavia lasciando 5 biglietti in cui implora i carabinieri di trovare l’assassino di “Antonella”, lo pseudonimo con cui Luigia si faceva chiamare dai clienti. Ma anche Adriana, presa dal rimorso, si toglie la vita impasticcandosi con i farmaci.

Le indagini prendono varie direzioni: quella di un giro di usurai, di un marocchino autore di altri omicidi a Torino, di un cliente abituale e di Donato Bilancia, noto come killer delle prostitute. La scientifica scopre le tracce del DNA lasciate dall’assassino sulla vittima ma queste non appartengono a nessuno dei sospetti. Nel 2014 anche un figlio della Borrelli decide di togliersi la vita e le nuove rivelazioni fanno luce su quanto accaduto: si ipotizza che Maria ricattasse un primario con cui aveva una relazione facendogli intendere che avrebbe rivelato tutto alla moglie. Adesso manca solo la comparazione del DNA repertato con quello del medico defunto. Inoltre, non è escluso che il sostituto procuratore autorizzi l’esumazione della salma della Borrelli per effettuare nuovi esami.


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