Piani per lo Yemen: il governo USA in chat

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Piani per lo Yemen: il governo USA in chat
Piani per lo Yemen: il governo USA in chat

Alti funzionari della sicurezza nazionale americana si sono trovati in una situazione piuttosto imbarazzante quando, il 15 marzo, hanno fatto trapelare piani d’attacco contro gli Huti. Vi chiederete: come è successo? Un gruppo su Signal, dedicato alla discussione di questioni riservate, ha erroneamente incluso il capo redattore di The Atlantic, Jeffrey Goldberg.

Goldberg stesso ha condiviso l’accaduto il lunedì successivo, ammettendo che inizialmente pensava fosse uno scherzo. Si può immaginare lo stupore di ricevere certe conversazioni, come una comica incursione inaspettata sul palcoscenico delle questioni di stato.

Nella vicenda compare anche il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, P. Heet, che, inconsapevole della presenza di Goldberg, ha condiviso informazioni classificate. Non appena la storia ha preso piede nei media, Heet ha tentato di screditare Goldberg, ma ormai il danno era fatto.

Donald Trump, da parte sua, ha dichiarato di non essere al corrente di niente, una dichiarazione che solleva più domande di risposte. Forse, il vero mistero è come mai questi errori continuano a verificarsi in un panorama politico che dovrebbe essere all’avanguardia della tecnologicità e sicurezza.

La Casa Bianca, attraverso il Consiglio di Sicurezza Nazionale, ha confermato l’autenticità dei messaggi e avviato un’indagine per capire come sia potuto accadere l’inserimento di Goldberg nella chat. L’episodio ha acceso i riflettori del Congresso sulla fragilità della gestione delle informazioni sensibili. Il timore che dati importanti possano sfuggire dalle mani dell’amministrazione è palpabile.

Insomma, mentre le palme si baciano al sole, a Washington la sicurezza si prende una pausa caffè. Questa storia, più che una commedia degli errori, suona come un promemoria: in un mondo iper-connesso, la privacy è un bene prezioso, da custodire con attenzione.

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