Il ministro degli Esteri messicano, Marcelo Ebrard, ha invitato venerdì tutti gli ambasciatori messicani a sfruttare “ogni opportunità” per chiedere agli Stati Uniti e all’Europa di fare la loro parte per limitare il traffico di armi nel Paese.
“Quindi: il controllo degli armamenti, che è responsabilità comune dei Paesi che li producono, li vendono e li distribuiscono. Basta parlare dei problemi, degli effetti, ma non delle cause perché ci irritano”, ha ammonito Ebrard durante un incontro con il corpo diplomatico. Ha sottolineato la natura prioritaria di questo tema, essenziale per ridurre alle radici il problema della violenza nel Paese.
“Si può ridurre la violenza in Messico se non si fa nulla per le armi? No. Perché no? Perché c’è un principio universale: maggiore è la disponibilità di armi, maggiore è la violenza”, ha detto Ebrard in dichiarazioni riportate da Reforma.
Il ministro ha anche fatto notare come il recente arresto del narcotrafficante Ovidio Guzmán a Culiacán, Sinaloa, abbia mostrato come il 65% delle armi sequestrate provenissero dagli Stati Uniti e il resto dall’Europa. Per questo motivo l’Ufficio del Procuratore Generale elaborerà presto una mappa dell’origine delle armi e delle loro società da utilizzare come prova davanti agli Stati Uniti.
“Dobbiamo scoprire dove sono state acquistate queste armi, chi le ha comprate e come sono arrivate in Messico. Potrebbero volerci un paio di mesi, ma indagheremo e il Messico presenterà il caso agli Stati Uniti”, ha concluso Ebrard.
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