Foto montante porno con il volto della ex, ma il giudice lo assolve per la pessima qualità

Fotomontaggi porno con il volto della ex, ma sono stati eseguiti in modo così scadente che il giudice lo assolve. Il fotomontaggio era malrealizzato e sarebbe impensabile che quelle immagini fossero autentiche. La Corte d’appello di Perugia ha confermato la sentenza di assoluzione a carico di un imputato accusato di aver inviato a parenti e amici delle foto in cui appariva la ex fidanzata nuda o in situazioni sessualmente esplicite. Tuttavia, le immagini sarebbero state realizzate con un fotomontaggio del volto della donna su corpi di modelle nude o in fotogrammi di film pornografici. Secondo i giudici di appello, “in materia di pornografia virtuale, la rilevanza penale di immagini ritoccate in modo grossolano e di scarsa qualità non può essere riconosciuta come realtà”. Per i giudici, la volontà di diffondere tali immagini “non può essere dimostrata semplicemente attraverso l’operazione di upload, senza altri elementi indicativi della reale intenzione di divulgare immagini pedopornografiche”.

Fotomontaggi porno con il volto della ex

Una decisione che ha generato molte reazioni. La Corte d’appello di Perugia ha confermato la scelta di assolvere l’imputato accusato di aver inviato fotomontaggi porno agli amici e parenti della sua ex fidanzata. Secondo i giudici, le immagini erano state realizzate in modo così scadente che era ovvio che si trattasse di fotomontaggi. Il volto della donna era stato sovrapposto a corpi di modelle nude o a fotogrammi di film pornografici. La corte ha stabilito che queste immagini non possono essere considerate autentiche e quindi non hanno rilevanza penale.

Una sentenza basata sulla qualità del fotomontaggio

Secondo la Corte d’appello di Perugia, la qualità del fotomontaggio è fondamentale per stabilire la rilevanza penale in materia di pornografia virtuale. Nel caso in questione, le immagini erano state realizzate in modo così scadente che era ovvio che si trattasse di fotomontaggi. I giudici hanno sottolineato che la loro scarsa qualità le rendeva riconoscibili come non reali. Pertanto, non era possibile dimostrare l’intenzione dell’imputato di divulgare immagini pedopornografiche.

Una decisione contestata da alcune parti

Non tutti concordano con la decisione della Corte d’appello di Perugia. Alcuni sostengono che, nonostante la scarsa qualità dei fotomontaggi, l’imputato avrebbe comunque dovuto essere condannato per aver diffuso immagini sessualmente esplicite senza il consenso della persona coinvolta. Secondo i critici, la decisione dei giudici potrebbe aprire la porta a futuri casi simili in cui gli imputati potrebbero ottenere l’assoluzione semplicemente perché le loro azioni sono state eseguite in modo scadente.

Protezione della privacy e lotta contro la pornografia virtuale

Questa sentenza solleva anche questioni legate alla protezione della privacy e alla lotta contro la pornografia virtuale. Mentre è importante garantire la libertà di espressione e il diritto alla privacy, è altrettanto importante combattere la diffusione di materiale sessualmente esplicito non consensuale. La decisione della Corte d’appello di Perugia potrebbe mettere in discussione l’efficacia delle leggi esistenti e la capacità di perseguire i responsabili di questo tipo di reato.

In conclusione, la Corte d’appello di Perugia ha confermato l’assoluzione dell’imputato accusato di aver inviato fotomontaggi porno con il volto della ex. Secondo i giudici, le immagini erano state realizzate in modo così scadente che era evidente la loro falsità. Tuttavia, la decisione è stata contestata da alcuni che ritengono che l’imputato avrebbe comunque dovuto essere condannato per la divulgazione di immagini sessualmente esplicite senza il consenso della persona coinvolta. Questa sentenza solleva anche importanti questioni riguardanti la protezione della privacy e la lotta contro la pornografia virtuale.


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