Un individuo di 25 anni ha finito i suoi giorni in detenzione in quanto incapace di rispettare le restrizioni imposte dalla custodia domiciliare. In particolare, egli è stato sotto inchiesta per spaccio e associazione a una perdita di armi. La polizia della stazione di Tor Bella Monaca ha fatto irruzione in casa del ragazzo per eseguire l’ordine di cambiare l’ordinanza dall’arresto domiciliare alla detenzione in prigione. Così facendo, i funzionari hanno identificato un comportamento ansioso e sospetto del soggetto, il che ha portato alla necessità di effettuare una perquisizione all’interno della casa.
All’interno delle stanze dell’abitazione, le autorità hanno rivenuto vari pacchetti di cocaina, un bilancino di precisione elettronico, e due proiettili calibro 22. La materia è stato confiscata dal momento che il ragazzo è stato segnalato per il traffico illegale di sostanze stupefacenti e il possesso di armi da fuoco.
Tale vicenda può fare da spunto alla presa in considerazione di un nuovo dibattito riguardo le misure alternative alla detenzione in carcere per i sospetti in affidamento domiciliare. Anche se tali misure sono piuttosto utilizzate in Italia, molte volte esse si rivelano insufficienti nel mantenere la sicurezza pubblica e impedire la possibilità di commettere nuovi reati.
Nonostante questo, bisogna tenere a mente come l’introduzione di tali misure alternative sia stata effettuata per proteggere le libertà individuali dei cittadini, evitando così una detenzione preventiva inutile. Se usate correttamente, tali misure rappresentano un equilibrio tra la tutela delle libertà individuali e la necessità di mantenere la sicurezza pubblica.
Ciò che serve, quindi, è un monitoraggio costante delle misure, senza demonizzarle alquanto. Grazie ad un monitoraggio accurato, si evitano casi come il ragazzo di 25 anni che ha violato le restrizioni e ha continuato a commettere reati durante il suo affidamento domiciliare.
E’ quindi importante che gli enti in carica della supervisione di questa tipologia di misure siano dotati delle risorse adeguate, siano essi forze dell’ordine o servizi sociali. Solo così sarà possibile garantire che gli individui in affidamento domiciliare rispettino le regole e non recino danno alla società.
In attesa di una maggiore chiarezza riguardo l’uso delle misure alternative alla detenzione in carcere, il soggetto di 25 anni detenuto a Tor Bella Monaca deve purtroppo restare in cella. La sua storia dovrebbe senz’altro fungere da monito per chiunque sia posto in affidamento domiciliare e pensi di infrangere le regole senza subire conseguenze.
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