Turchia: proteste persistenti per Imamoglu


Le recenti proteste in Turchia sembrano uscite direttamente da un thriller politico. Nonostante l’uso di lacrimogeni e spray urticante, le manifestazioni non si sono fermate. Tutto è iniziato con l’arresto di Moglu, il sindaco di Istanbul, mercoledì scorso. L’accusa? Corruzione. Ma molti lo vedono come il rivale politico numero uno del presidente Erdogan.
Più di 1400 persone sono state fermate, tra cui sette giornalisti che documentavano le proteste non autorizzate. Infatti, decine di migliaia di manifestanti hanno riempito le piazze principali per sei notti consecutive. E domenica, zoppicando per le piazze affollate, Moglu è stato riconfermato come “prigioniero politico“.
Proprio nello stesso giorno, si sono tenute anche le primarie per scegliere il candidato alla presidenza del Partito Popolare Repubblicano, il più antico partito politico turco. Sorprendentemente, quasi 15 milioni di persone avrebbero votato per il sindaco di Istanbul, anche se manca una verifica indipendente. Erdogan, con una spavalderia da palcoscenico, ha liquidato il voto come un semplice “spettacolo teatrale”. Chi di noi non ama un po’ di dramma?
La sua condanna, però, potrebbe impedirgli di ricoprire cariche politiche, spianando la strada a Erdogan per un quarto mandato presidenziale. Così, il “sultano di Ankara” potrebbe dormire sonni tranquilli, sapendo che il suo cammino verso il potere è chiarito, o meglio, sbiancato.
Questo scenario da soap opera lascia molti a chiedersi: quale sarà il prossimo atto di questo intreccio politico? Con la stampa sorvegliata e giornalisti ammanettati, la verità rischia di essere sepolta sotto le coltri della propaganda.