Il tribunale di Reggio Emilia ha emesso la sentenza per l’omicidio di Saman Abbas, la giovane pakistana uccisa lo scorso anno. I genitori sono stati condannati all’ergastolo, mentre lo zio dovrà scontare 14 anni di reclusione. I cugini, invece, sono stati assolti e liberati. La ragazza aveva rifiutato un matrimonio combinato con un parente, ma purtroppo la sua determinazione le è costata la vita. Nonostante l’assoluzione dei cugini, il tribunale ha ritenuto che le prove a loro carico fossero insufficienti, dimostrando la complessità di questo caso. A differenza dei parenti più stretti di Saman, che non hanno ricevuto risarcimenti, alcune associazioni e comuni sono stati compensati finanziariamente. Le associazioni contro la violenza sulle donne hanno ricevuto 25.000 euro ciascuna, mentre quelle islamiche sono state compensate con 10.000 euro. L’Unione Comuni Bassa Reggiana ha ottenuto 30.000 euro e il Comune di Novellara 50.000 euro. Queste decisioni dimostrano un impegno nel sostenere le organizzazioni che lavorano per contrastare la violenza e garantire la sicurezza sul territorio. Prima del verdetto, il padre della vittima ha respinto le accuse, affermando di non aver mai potuto fare una cosa del genere. Il suo messaggio è stato chiaro: non avrebbe mai ucciso sua figlia. Il padre, estradato dal Pakistan, è stato l’imputato principale in questo delitto che ha suscitato indignazione pubblica. In conclusione, la prima fase del processo per l’omicidio di Saman Abbas si è conclusa con diverse condanne e assoluzioni. Le associazioni e i comuni coinvolti riceveranno risarcimenti finanziari, dimostrando un impegno concreto nella lotta alla violenza e nel sostegno alle vittime. Si dovrà aspettare l’esito del secondo grado di giudizio per eventuali sviluppi futuri in questa tragica vicenda.
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