Dopo lo spoglio di oltre il 99% dei seggi delle elezioni presidenziali in Repubblica Ceca, è certo che si andrà al ballottaggio tra l’ex capo del Comitato militare della Nato, Petr Pavel, sostenuto da tre liste centriste e il miliardario ed ex premier liberal-populista Andrej Babis. Entrambi sono accreditati di circa il 35% dei voti. Più indietro l’unica donna in corsa, Danuse Nerudova, docente universitaria e indipendente di orientamento progressista. L’affluenza alle urne è stata del 55%.
Il presidente della Repubblica ceco ha poteri limitati ma tra questi c’è la possibilità di porre il veto sulle leggi del Parlamento. Il mandato ha durata di cinque anni. Pavel e Babis si contendono la presidenza e hanno espresso le proprie posizioni in vista del ballottaggio: “Con Babis rischiamo di scivolare verso il populismo e deviare dalla rotta filo-democratica, filo-occidentale e filo-europea”, ha affermato Pavel; Babis ha ribattuto affermando che “Pavel eseguirà solo la volontà del governo, un governo antisociale che vuole alzare le nostre tasse”. Nerudova ha ammesso la sconfitta e si è detta intenzionata a sostenere Pavel.
Sia Pavel sia Babis sarebbero presidenti più filo-occidentali rispetto al presidente uscente Milos Zeman, che ha promosso legami più stretti con la Cina e, fino alla invasione dell’Ucraina l’anno scorso, con la Russia. Quest’ultimo sostiene ulteriori aiuti militari per l’Ucraina e l’adozione dell’euro, mentre Babis è contrario a tali provvedimenti ed è in relazioni cordiali con l’ungherese Viktor Orban.
Lunedì un tribunale di Praga ha assolto Babis dalle accuse di frode in un caso da 2 milioni di dollari riguardante i sussidi dell’Unione Europea. Nonostante questo e altri scandali, il suo sostegno popolare è rimasto forte ed i sondaggisti ritengono che Pavel abbia maggior probabilità di vincere al ballottaggio. A urne aperte alcuni siti web statali sarebbero stati oggetto di attacchi informatici DDoS da parte di un gruppo filo-russo.
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