Renzi: «Meloni non osa rispondere»


Nel cuore del Parlamento italiano, una questione scottante è emersa: il governo della Repubblica ha fatto una richiesta alla Corte di Appello di Roma. L’obiettivo? Mettere sotto intercettazione un giornalista, o meglio, il direttore di una testata giornalistica critica nei confronti del governo stesso.
La risposta dovrebbe essere un semplice sì o no, e il mio auspicio è che sia un chiaro no. Immaginate se Silvio Berlusconi avesse risposto evasivamente a una domanda simile, sostenendo che non intendeva fare pubblicità a un libro. Il giorno dopo, tutto l’apparato mediatico sarebbe insorto, criticando la sua mancanza di rispetto.
Da oggi, possiamo affermare che Giorgia Meloni non smentisce l’uso di intercettazioni preventive contro un giornalista antigovernativo. Capite l’importanza di questo? Riguarda la dignità delle istituzioni e, addirittura, il futuro della libertà stessa. Ignorare questo problema significa voltare le spalle ai diritti dei cittadini.
Un’altra domanda cruciale posta ha riguardato l’intelligenza artificiale. Mentre i leader globali come Macron e Trump investono miliardi, sembra che in Italia manchi una strategia chiara. Giorgia Meloni è stata silente, portandoci a chiederci: dov’è ora quel grande leader dell’opposizione che un tempo reclamava risposte alle domande dell’opposizione stessa?
E così, Meloni sembra trovarsi in un viaggio senza mappa. Considerata da alcuni come una figura chiave nel dialogo con Trump, le sfide non mancano. Il ponte levatoio tra Meloni e Trump è precario, e non è certo che resisterà alla tempesta dei dazi americani.
Quando si trova di fronte al Consiglio Europeo, ci si aspetta che la Meloni abbia una visione chiara. Ma senza una posizione definita, ci chiediamo: dov’è il coraggio che lei stessa predica, citando Pericle? Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, è chiaro che Giorgia Meloni potrebbe non essere né felice né libera.