Guerra giorno 330: Putin che si celava e nuove armi in arrivo dalla NATO.

La guerra in Ucraina è arrivata al giorno 330 e, alla vigilia del vertice tra NATO e Paesi sostenitori di Kiev, arrivano nuove forniture di armi in vista della pluriannunciata battaglia di primavera. E si torna a parlare dei misteri che circondano Vladimir Putin. Il presidente Zelensky ha affermato di non essere sicuro che il capo del Cremlino sia vivo, il Cremlino ha replicato seccamente. Ma alcuni analisti hanno notato come il recente comportamento pubblico di Putin – che evita di stare in compagnia ravvicinata anche dei suoi collaboratori più stretti – non può essere interpretato se non come una crescente paura di essere assassinato da qualcuno a lui vicino. Un episodio che sembra avvalorare questa paranoia è stato la cerimonia commemorativa, svoltasi nei giorni scorsi, dell’ex leader della repubblica di Baschiria, Murtaza Rakhimov: quando il presidente è andato a rendere omaggio alla salma, nella città di Ufa, dalla camera ardente sono state allontanate tutte le guardie d’onore, oltre ai parenti e agli altri convenuti per l’ultimo saluto. Solo alcune persone in abito scuro – forse fedelissime guardie del corpo – sono rimaste presenti a distanza.

Nelle ultime ore, per rafforzare la mitologia del Capo e come da “sua tradizione” in occasione dell’Epifania ortodossa, di Putin si è detto che nella notte tra il 18 e il 19 gennaio ha fatto il bagno nelle acque gelate di un fiume nella regione di Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha precisato che “non ci sono materiali video o fotografici”.

Sono circolate molte voci su presunte malattie, in particolare un tumore, di cui soffrirebbe il presidente russo; ma non si è potuto giungere ad alcune diagnosi o conclusione basata su elementi certi. Il suo volto, la sua postura e i suoi movimenti sono stati scrutati da esperti; il risultato è l’impossibilità di ipotizzare una strategia efficace per contrastarlo mirata sulla linea del Cremlino, perché quest’ultima non è facilmente identificabile.

Il fronte occidentale si troverà venerdì 20 a Ramstein per cercare di trovare un’intesa sulle nuove forniture di armi che Kiev sta invocando ripetutamente. Prima della riunione sono arrivate le decisioni importanti di Svezia, Danimarca, Regno Unito ed Estonia: pacchetti di mezzi pesanti, pezzi d’artiglieria e missili; l’Estonia in particolare ha raggiunto con l’ultima spedizione una spesa complessiva pari all’1% del proprio Pil. All’Ucraina è appena giunta anche una prima tranche da 3,2 milardi dollari del programma d’assistenza finanziaria da 18 milioni approvato dalla Ue a metà dicembre.

Il tema chiave sul tappetto è comunque quello della fornitura di carri armati: i Leopard 2 sono i più ambiti dalle forze armate ucraine; la Germania sembra intenzionata a concederli solo se gli Stati Uniti faranno altrettanto con i loro Abrams. Polonia e Finlandia hanno promesso invii Leopard ma hanno bisogno dell’autorizzazione tedesca; mentre gli Usa non sembrano intenzionati a soddisfare le richieste ucraine per carri armati.


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