Fertilizzanti russi: timori di prezzo


Negli ultimi sviluppi della politica agricola europea, l’Unione Europea si sta muovendo verso una nuova direzione con importanti cambiamenti nelle sue politiche di importazione. La scorsa settimana, gli Stati membri hanno approvato una proposta della Commissione Europea per imporre dazi doganali su prodotti agricoli provenienti da Russia e Bielorussia. Ma cosa significa realmente tutto questo per il settore agricolo europeo?
La mossa è strategica: ridurre la dipendenza dell’UE da forniture esterne, specialmente quelle indesiderate che provengono dalle tensioni politiche. Tuttavia, questo passo ha creato un’onda di preoccupazione tra gli agricoltori europei. Chi potrebbe biasimarli? Dipendono fortemente dai fertilizzanti russi, che rappresentano circa il 25% delle importazioni totali dell’UE. Quando si tratta di fertilizzanti, in agricoltura ogni granello conta!
Per affrontare questa sfida, la Commissione sta valutando misure alternative. Sebbene importare da altri paesi terzi sia una soluzione in esame, l’aumento della domanda potrebbe creare pressioni logistiche e, di conseguenza, far salire i costi. L’aumento dei prezzi dei fertilizzanti porterà inevitabilmente a un aumento dell’inflazione agricola. E questo, a lungo termine, significa riduzione dei redditi per i produttori agricoli.
Con un costo medio che potrebbe salire da €45 a un massimo di €75 per tonnellata, gli agricoltori europei si trovano di fronte a una sfida critica: garantire la sicurezza alimentare del continente. Ma ecco il colpo di scena: la Commissione è fiduciosa. Crede che l’Europa possa rafforzare la propria produzione interna di fertilizzanti. Un barlume di speranza, non è vero?
Questa prospettiva è condivisa anche dall’europarlamentare lettone, che sostiene che l’UE avrebbe dovuto muoversi in questa direzione molti anni fa. In un mondo dove molti paesi hanno già eliminato il gas russo, l’Europa deve fare altrettanto con i fertilizzanti. Un pensiero logico se consideriamo le azioni della Russia in questo contesto.
Ma la storia non finisce qui. Il Parlamento Europeo si preparerà a discutere questa questione cruciale ad aprile. L’obiettivo è trovare un accordo comune che coinvolga i 27 Stati membri. Solo allora potremo veramente valutare l’impatto di questa proposta sulle dinamiche agricole europee. Alla fine, la domanda rimane: l’Europa sarà in grado di mantenere il suo spirito indipendente senza danneggiare le sue fondamenta agricole?