Draghi: Ue, comando sulla difesa

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Draghi: Ue, comando sulla difesa
Draghi: Ue, comando sulla difesa

Il recente rapporto sulla difesa europea ha evidenziato le principali vulnerabilità che l’Unione affronta nel contesto attuale. Tra queste, c’è l’urgente necessità di strutturare una catena di comando unificata che possa integrare eserciti eterogenei per lingua, metodo, e armamento. Un sistema che superi le priorità nazionali per diventare realmente un scudo continentale.

Attualmente, la situazione industriale e organizzativa europea richiede di incentivare sinergie attraverso lo sviluppo di piattaforme militari comuni: aerei, navi, mezzi terrestri e satelliti. Queste piattaforme devono garantire una maggiore interoperabilità, riducendo la dispersione che caratterizza la produzione nazionale degli Stati membri.

Nelle ultime settimane, la Commissione Europea ha lanciato un vasto piano di investimenti per la difesa. Questo non significa solo aumentare la spesa, ma ripensare a come spenderla. Con un budget di circa 110 miliardi di euro nel 2023, l’Europa deve focalizzarsi su poche piattaforme avanzate invece di moltiplicare quelle nazionali, spesso non competitive sul mercato globale.

Il frazionamento attuale è problematico: molti Stati europei acquistano ancora la maggior parte dei loro equipaggiamenti dagli Stati Uniti. Per esempio, dal 2020 al 2024, gli USA hanno coperto il 65% delle importazioni europee in questo settore. È un dato che mette in luce quanto l’Europa dipenda ancora da terzi per la sicurezza.

Una svolta verso una difesa europea autarchica garantirebbe non solo un ritorno industriale più consistente, ma anche un rapporto più equilibrato con gli alleati transatlantici come gli Stati Uniti. Questo non è solo un capriccio geopolitico, ma una necessità alla luce della rapidissima evoluzione tecnologica che ridefinisce il concetto stesso di difesa.

La domanda sorge spontanea: possiamo ancora permetterci di restare frazionati, o dobbiamo unire le forze per costruire un futuro più sicuro e indipendente? La risposta sta nelle nostre mani, spinta dalla volontà di trasformare i limiti in opportunità e di affrontare le sfide con una visione collettiva e determinata.

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