Il processo contro i dieci imputati del Coordinamento No Green Pass, accusati di aver “bloccato” la Posta centrale, è stato rinviato all’17 maggio a causa dell’impossibilità legale di un’imputata. La loro protesta organizzata risale al primo febbraio del 2022, quando i manifestanti, inclusi i dieci imputati, sono entrati nell’edificio di piazza Vittorio Veneto, nonostante la richiesta della certificazione verde per l’entrata nelle strutture pubbliche. I No Green Pass hanno eseguito la loro protesta nella struttura, invocando l’invio di una raccomandata al presidente del Consiglio, Mario Draghi, ma dopo il rifiuto dell’addetto alla reception, i manifestanti hanno richiesto di parlare con il direttore, che ha chiuso l’edificio per evitare disordini.
Per quanto riguarda la gelataia, il proprietario che aveva posto il cartello “poco vaccinati sì, no vax no” è stato denunciato per istigazione all’odio e alla violenza. Il Coordinamento No Green Pass ha successivamente organizzato una protesta di fronte al tribunale in segno di protesta contro un presunto “accanimento giudiziario”.
Il gruppo contesta l’obbligo della certificazione verde per l’accesso a vari luoghi e servizi, affermando che impone un obbligo vaccinale e limita le libertà personali e discriminando coloro che non possono o non vogliono vaccinarsi. Le loro proteste hanno suscitato polemiche sul rispetto delle leggi e sulla libertà di protesta, ma è importante ricordare che la certificazione verde è uno strumento per combattere la diffusione del virus e proteggere la salute pubblica.
Il caso della “Blocco” della Posta centrale da parte del Coordinamento No Green Pass è un esempio emblematico della complessa questione delle certificazioni sanitarie e delle proteste correlate. Resta da vedere come si evolveranno le polemiche e se l’obiettivo dei manifestanti sarà effettivamente raggiunto.
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