Manifestazione a Trapani: vittime mafia


Il fascino del camaleonte della criminalità organizzata italiana — la mafia. Questa battaglia epica contro tutte le mafie continua, ed è tutt’altro che conclusa. Come mai? Beh, perché la mafia è come un camaleonte, capace di mimetizzarsi e di riaffiorare quando meno ce lo aspettiamo. È un gioco invisibile ma potente, dove la posta in palio è la ricchezza che costantemente si muove e circola nella nostra realtà socioeconomica.
Prendiamo ad esempio Matteo Messina Denaro. Questo enigmatico personaggio era tra di noi, proprio sotto il nostro naso, eppure nessuno se ne è accorto. Non le forze di sicurezza e neanche la gente comune. Forse, alcuni non volevano nemmeno vedere. Questa cecità, voluta o meno, è un invito a riflettere sul perché oggi sia così cruciale essere presenti, ad esempio a Trapani per l’evento di Libera.
Ma di cosa parliamo quando parliamo di mafia? Parliamo di uomini come il padre e il fratello dell’oratore, imprenditori coraggiosi che hanno rifiutato di cedere al ricatto mafioso. Sì, hanno detto no al pizzo, e ahimè, entrambi hanno pagato con la vita. Un triste parallelismo che evidenzia come il semplice atto di non piegarsi può costare caro.
Ora, l’oratore non vive più in Sicilia. Ha scelto il Nord, dove lavora e conduce la sua vita. Eppure, ogni 21 marzo ritorna. Ritorna per partecipare a queste giornate commemorative, un rito quasi catartico per tenere viva la memoria di coloro che hanno lottato e perduto contro l’oppressione mafiosa.
Quindi, qual è la morale di questa storia? Forse è un richiamo a non abbassare mai la guardia, a non farsi ingannare da quell’ingannevole camaleontismo che caratterizza la mafia. E, soprattutto, a ricordare che la lotta è ancora attuale, palpabile, non solo nel cuore della Sicilia, ma in tutta la nostra amata Italia.