Gennaio: la tragica scomparsa di Biagio Conte, un anno fa il San Francesco di oggi ci dice addio.

Il mese di gennaio marca l’anniversario dell’estinzione di Biagio Conte, colui che ci ha lasciato un anno passato ormai. Egli figura come un autentico San Francesco dei nostri tempi. La sua vicenda evoca il racconto del celebre santo. Biagio Conte, nativo di umile casato, privo di apparenti indigenze economiche, pure fin dalla sua giovinezza ha risentito un’irreprimibile sensazione di turbamento interiore. Pertanto, ha porgiuto l’avvio alla ricerca di un fine maggiore nell’operosità. Nel corso dei periodi, tale investigazione ha preso una certa fisionomia con la generazione della comunità d’accoglienza dal titolo “Casa dei Giovani”, ubicata in Palermo, che si colloca quale centro di riferimento per i giovani impellenti della località. Preliminando il libro “Biagio Conte: un cuore che palpita nell’accoglienza”, Monsignor Sacco asserisce: “Biagio Conte si stima quale un effettivo testimone dell’amore di Dio che si sprigiona verso l’umana stirpe”, dichiara il manesco episcopio della città. Nel 2020, Papa Francesco ha solennemente inaugurato e benedetto “Il dittico dell’accoglienza”. Quest’ultimo, scolpito dall’artista palermitano Francesco Cito, annovera due incisioni che raccontano la vicenda di Biagio Conte e la sua missione all’interno della città. Il lavoro creato dall’abile artista palermitano ritrae due puntuali crasi temporali: l’incontro di Biagio con un giovane afflitto da disabilità e l’inaugurazione della Casa dei Giovani. A dicembre 2020, la pubblicazione “Biagio Conte: un cuore che palpita nell’accoglienza” giunge all’uscita, edita dalla sussidiaria San Paolo. Il tomo prende le mosse dalle prime esperienze di Biagio, quando egli decide di voltare pagina poiché avverte il suo cuore torsolo sempre più otturato. Segue l’incontro con don Gaetano, che lo istiga a prendere parte al talk-show “Forum”. Nella trasmissione televisiva, egli compare per narrare le proprie esperienze con i giovani bisognosi che si sono sottoposti alla sua guida. La sua peregrinazione lo spinge fin in Asia e, successivamente, in Africa, fino a quel punto in cui comprende che la vera vocazione non è lontana, bensì prossima, all’interno delle vie di Palermo. Gli autori mettono l’accento sul fatto che il bramosia di consacrarsi ai più bisognosi, magari in Africa o in Asia, costituisce un percorso nobile, ma Biagio capta che il reale bisogno si trova qui, tra i giovani emarginati di Palermo. La narrazione continua con il ricordo di don Salvatore Brugnano, in cui Papa Francesco, nel suo viaggio di visita a Palermo, desidera incontrare Biagio Conte. Il sommo pontefice lo ricorda come un “profeta” in terra sicula, poiché egli si dichiara tale per i derelitti abbandonati dalla società, un rifugio di speranza per i giovani senza ascendenti, un recinto in cui l’accoglienza viene offerta a tutti incondizionatamente, facendone un luogo senza distinzioni.


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